Vocabolarie

Frontino è un paese di frontiera, situato nel cuore del Montefeltro, sull'Appennino Tosco-romagnolo, in provincia di Pesaro e Urbino, nella regione Marche. E' un Comune del Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello, dell'unione dei Comuni montani del Montefeltro e appartiene alla diocesi della Repubblica di San Marino. Un crocevia dunque tra due stati, tre regioni e quattro province. Il dialetto di Frontino, il frontinese, o come diciamo noi "com s'discor ma Fruntin" è un dialetto assimilabile a quello romagnolo, appartenente al ceppo linguistico dell'Italia settentrionale; ma data la vicinanza con i territori della Toscana subisce anche l'influenza dei dialetti dell'Italia centrale; per questo possiamo racchiuderlo fra gli idiomi di provenienza italo-gallica. E' un dialetto troncativo, ma a differenza delle zone vicine, il frontinese nella desinenza dei verbi in –are predilige la “à”: "fà”, magnà", mentre nel resto del Montefeltro e nelle zone vicine si tende a troncare con la “è”: "fè, magnè". Inoltre l'imperfetto ha una coniugazione tutta particolare e tutte le forme verbali terminano in "sme", così eravamo diventa "sesme", parlavamo "parlasme", andavamo "gisme" o "andasme", venivamo "nisme". Abusiamo dei pronomi; per esempio “sei”, verbo essere, diventa "te t'zi" e l'articolo è sempre presente davanti ai nomi femminili: "la Maria, la Gianna, La Bruna". Per una più semplice comprensione abbiamo cercato di inserire degli accenti al fine di capire meglio la pronuncia; inoltre le parole che terminano in C (dolce), sono inserite semplicemente con C; invece con CH se la pronuncia è C dura; per esempio la parola Panucc= panucce con doppia C si legge con suono dolce, ma rafforzato;   bacucch = bacucco, si pronuncia con C dura. Le parole che terminano in SC, anche se non ci sono vocali successive si pronunciano con il suono SCI: per es. galosc = galosce. Se invece il suono è duro si aggiunge la consonante H: per es. Losch=losco.

A

A t'zalut: ti saluto, plurale: av salut.


Acqua: la si utilizza anche, oltre che naturalmente per indicare il significato proprio, per indicare il vetriolo. Esempio: "t'ha dat l'acqua ma le vit?".


Acqua chiocca: acqua sulfurea che per sua natura, odora di uova marce (l'ova chiocch), ma era anche un luogo fisico, dove c'era una piccola sorgente di quest'acqua, tra el mulin, el pont e Ca'Mbrig.


Acsì: così.


Albanella: vasetto di vetro per conserve.


Albre: pioppo.


Altar: altare.


Amarcmand: mi raccomando.


Amarcord: mi ricordo.


Ansciata: odore che arriva improvviso. Esempio: "M'è rivata n'ansciata!".


Antan: pioppo bianco.


Arbaltat: rovesciato.


Arbalton: mettere sotto sopra.


Arciaplà: sistemare in modo approssimativo. In senso figurato: "l'ha arciaplata" = ha rimediato in modo approssimativo ad una figuraccia.


Arcmidà: accomodare, riaggiustare.


Arcoja: raccogliere. Esempio: "Nel periodo delle vendemmia: 'me toca gì arcoja l'uva'".


Arconcia': rammendare .


Arcutina: raccogli. Esempio: "Arcutina cla robba prima da gi casa".


Arcutinata: mettere ordine, mettersi in ordine. Esempio: "Datt 'n'arcutinata t'pari el fiol d'nisciun".


Ardunà: radunare, raccogliere rimettendo a posto, risistemare roba in disordine. Esempio: "ciò: arduna cla roba; j'ho datt n'ardunata".


Armùlit: dicesi di persona ripulita, rimessa a posto dal punto di vista di abbigliamento, acconciatura, rasatura , ecc ecc, che si rende più presentabile. Esempio: "ciò , datt n'armulita ch't'ha da scapà sa la morosa".


Arnes: oggetto. Esempio: "passme cl'arnes".


Arplìt: il collegio dell'Academia dla pula fornisce diverse interpretazioni: 1. ripulito sinonimo di pidocchio rifatto cioè colui che si é arricchito a partire da un'originaria condizione di miseria; avendo raggiunto l'agiatezza, mantiene comportamenti rozzi e abitudini grette. 2. uomo minuto, ingobbito, fisicamente mezzo rachitico, come un uncino, o comunque di aspetto mingherlino o malnutrito (si narra la storia di uno che voleva fare a botte con un altro molto più prestante fisicamente e quest'ultimo si rivolse dicendo "mo do t'vo 'ndà Arplit") 3. persona troppo giovane o poco informata su un argomento per esprimere un parere; chi esprime giudizi oltre le proprie possibilità. ("sta zitt arplit") 4. persona molto avara; (nell'urbinate, il maestro Marchi dott. Duccio Alessandro ha scritto una canzone intitolata "Arplit" dedicata a un personaggio simile all'avaro di Moliere) .


Arversa: rovescia, al contrario.


Arzingulit: rivitalizzato, arzillo.


Azdora: è la donna che governa la casa, tra le mura domestiche il gentil sesso quasi sempre ha l'ultima parola. Maestra in cucina dove dominano i primi piatti con la pasta rigorosamente tirata a mano.


B

: babbo. padre, papà. Esempio: "el mì Bà".


Babucc o babucin: ciabatte per la casa.


Bacàn: chiasso.


Bacilà: bacillare soffrire, faticare, tribolare. Esempio: "Ha vut da bacilà parecch!".


Badurlìn: giocattolino, trastullo.


Bagaià: parlare, spettegolare.


Bagaion / Bagaiona: chicchierone / chiacchierona.


Baghin: maiale.


Baghnara: 1 porcilaia, capannone in cui si allevano i maiali. 2 situazione degna di maiali, o per la confusione, o per le situazioni lascive presenti o per la disorganizzazione o poca igiene. Si ricorda la festa che periodicamente si tiene a Carpegna chiamata la Baghnara.


Baiuchìn: interessato, attaccato ai soldi.


Bambocc: bambolotto. In senso figurato: tonto.


Barbacan: elemento architettonico. In senso figurato: 'l'è un barbacan', un tonto. 'So rmast com un barbacan', fermo, immobile, stupito.


Barbett: il mento.


Batanai: cose vecchie, di nessun valore, cianfrusaglie. Esempio: "Sa t'fa satutt chi batanaj".


Batusc: piccola porticina; batuscio.


Bazza: intrallazzo.


Becch: il caprone; si utilizza anche per indicare in modo ironico una persona tradita dalla propria fidanzata. Esempio: "l'han fat becch".


Bega: problema.


Berr: la capra maschio.


Bgiolga: lagna.


Bìcciche: miope, uno che vede poco. Esempio: "Mo t'si bìcciche? (sei cieco, non ci vedi?)".


Bilat: avvilito.


Birell: vortice d'aria, rigiro in generale anche in senso figurato.


Birucìn: macchinina tipo 'soap box' autocostruita, per le gare in discesa con i compagni di gioco, sin: Caretella.


Biscre: burlone. simpatico; In senso figurato: patacca, ma anche un po' tonto: 'com tzi biscre' (come sei burlone); 't'ha fatt na bischerata' (hai fatto una stupidaggine); 't'zi un bischeron' (sei un tontolone).


Bisej: piselli.


Bit: geniale, bestiale, bello, curioso. Esempio: "ostia bit (oste bestiale)".


Blic: ombelico. Esempio: "cidenta te e chi t'ha legat el blic (mannaggia a te e a chi t'ha legato l'ombelico)".


Bocaperta: incantato, tonto, fessacchiotto.


Boconot: maccheroni, sin. Macaron; in senso figurato si dice di persona un po' credulona, che si lascia facilmente condizionare. Esempio: "T'zi propi un boconot! (sei proprio un credulone!)".


Bottacc: bacino artificiale realizzato a monte del mulino, che serviva come piccola diga per contenere l'acqua e una volta riempito, al momento della macinazione, si apriva il portello e l'acqua fluiva ad alta pressione sul condotto che faceva girare la macina. El bottacc è la riserva di energia potenziale per le pale del mulino, da trasformare in energia cinetica al momento opportuno. A Frontino, dopo una certa tragica data, il termine Bottacc, è indissolubilmente legato al soprannome 'Chiudin'.


Bottla: pancia piena, quando d'estate si andava a lavorare i campi si portava via anche il vino perchè l'acqua da sola non riusciva a dissetare. Bevendo troppa acqua veniva la bottla.


Brancòn: grosso ramo.


Bregn: 1 sin Brignola: recipiente con un alto svasato utilizzato per alimentare (guernà) i vari animali allevati, spesso si lascia il pappone nel bregn e loro mangiano. 2: In senso figurato ma molto più usato, fare il bregno, cioè fare il muso, col labbro inferiore pendente tipo i bambini. Esempio: "dai giù, smett da fa'l bregn".


Bregnola: vaschetta di legno dove si dava la biada alla vacca bisognosa.


Brendla: falena, farfalla notturna.


Bretta: berretta, 'bret'. cappello.


Briac: ubriaco.


Bricch: somaro, animale. In senso figurato una persona dura di comprendonio.


Brill: ubriaco.


Brischle: briscole intese come botte, bastonature. Esempio: "avem pres sol le briscle (abbiamo preso solo botte)".


Brocc: carro agricolo per buoi, Barroccio.


Broda: fango molto acquoso; ma anche pastone liquido da dare ai maiali.


Bronch: incantato, sinonimo di invornit.


Brusciol: foruncolo.


Brutùra: rimprovero. strigliata. Esempio: "I'ha dat una brutura come ma 'n can".


Bua: buoi.


Bufa: nevica.


Bufalit: rattrappito, infreddolito.


Bugn: foruncolo.


Bura: timone, generalmente riferito al carro agricolo.


Burburana: tempesta di neve. Vento freddo di tramontana.


Burdell - Burdella - Burdei/Burdel: bambino, bambina, bambini, inteso anche come ragazzini e ragazzi. Esempio: "oh burdei, andam".


Butigliòn: bottiglia da due litri.


Butrigon: dirupo. Esempio: "è git giù per chel butrigon (è andato giù per quel dirupo)".


Buzega: miscuglio, è anche un piatto tipico piatto di Frontino.


C

Caldà: paiolo, calderone.


Caldarella: secchia del muratore.


Caldés: lato sud, lato esposto al sole, si contrappone a Vernì: lato umido, a nord.


Campsant: cimitero.


Candlozz: stalattiti di ghiaccio.


Canegg: canne, canneto.


Canton: angolo.


Caretella: macchinina tipo 'soap box' autocostruita , per le gare in discesa con i compagni di gioco, sin: Birucìn.


Casciara: confusione, chiasso, bagarra. Esempio: "la butam in casciara".


Catassa: catasta di legna; o la catassa nel gioco dei bambini.


Cavija: asta di ferro utilizzata per tirare le corde del carro; asta trasversale della sedia di legno che serve a tenere inquadrata la sedia.


Caviol: perno di ferro utilizzato per agganciare la 'bura' del carro al trattore.


Cendra: cenere.


Cerqua: quercia.


Chel: quel.


Chi: quei. Esempio: "chi burdei (quei ragazzi)".


Chiapp: prendere. Esempio: "t'me chiapp chel palon? (mi prendi quel pallone?)".


Chiarata: quando prendevi una storta si montavano gli albumi a neve, si stendeva sul piede gonfio il composto e si fasciava il piede con una benda: l'uovo si solidificava e il piede rimaneva rigido, così guariva prima.


Chiola: caviglia.


Chiuccona: donna che porta i capelli legati e puntati sulla testa, pettinatura molto in voga fino gli anni sessanta/settanta. Esempio: "ha fatt el chiucch a cul del fiasch".


Ciafagna: stanchezza, malavoglia.


Ciaff: abiti da poco, fronzoli.


Ciappola: riparazione di fortuna o invenzione improvvisata.


Cichèt: un goccio di vino, un cichettino, un bicchierino di liquore. Esempio: "ven a beva un cichet (vieni a bere un goccio di vino)".


Cicle: ciccioli. Esempio: "i cicle del baghin (i ciccioli di maiale)".


Ciculìn: piccolino, tesorino. Esempio: "el mi' ciculin bell".


Cidron: cetriolo/cetrioli.


Ciò: alla lettera significa: ehi, oh, senti, ohi. Si usa come intercalare, il Presidente Andrea Spagna sostiene: 'Ciò è il nostro DNA. sta bene con tutto e si mette ovunque. Spesso dice tutto e non dice niente ed è usato anche per dire qualcosa anche quando non sai cosa dire: -a mo ciò-'.


Cioccia: chioccia, la gallina che cova le uova.


Cirrit / Cirrita: vivace, vispo, allegro.


Ciucca: sbornia, sbronza. Esempio: "ha fatt la ciucca (si è ubriacato)".


Ciucch: ubriaco.


Cmenzàm: incominciamo.


Coiòn: persona poco furba. Esempio: "t'zi un coiòn".


Colp: colpo apoplettico, accidente cardiovascoalre o cerebrovascolare, da cui la classica invettiva o maledizione: che t'nissa n'colp!!!.


Coltron: trapunta, imbottita fatta con lana di pecora.


Comunicàt: telegiornale. Esempio: "a vag a veda el comunicat!".


Concia' el baghin: fare le divisioni e la lavorazione delle carni del maiale.


Convent: convento, è utilizzato anche per indicare Montefiorentino. Esempio: "t'va dman ma la messa mal Convent?".


Coradella: interiora di animali, precisamente cuore e annessi.


Croj: marlridotto, tipo crogiolo, recipiente tutto sfondato e bucato, qualcosa di malconcio. Indicato anche per ragazze non molto carine. Esempio: "l'è 'rdott com un croj, tzi un croj (sei brutta)".


Crostlle: piada sfogliata con strutto.


Cuccuma: caffettiera.


Cuchiara: cazzuola da muratore.


Cuchìn: tesorino; si usa anche cocon e cocca in senso affettuoso. Esempio: "el mi' cuchin bel (diminutivo di cocch, cocco)".


Cùddica: pelle del maiale.


Cudron o Cudiron: la colonna vertebrale a livello delle vertebre lombari, (etim. coda).


Curbacchion: corvo. In senso figurato: Prete (quando andavano vestiti di nero con la tonaca).


Curgiol: laccio da scarpe e forse anche laccio in generale; un tempo si facevano di cuoio e addirittura con la pelle dei cani randagi che degli incaricati abbattevano (variante = Corgiol).


Curina: è la neve che si scioglie, anche l'aria calda, che appunto fa sciogliere la neve. Esempio: "vent de curina".


D

Dastrett: in mezzo. Esempio: "ho pres i det dastrett ma la porta (ho preso le dita in mezzo alla porta)".


Decia: contenitore di dieci litri.


Dentacchie: gramigna.


Dicèt: dite (verbo dite). Esempio: "sa dicet? (cosa dite?)".


Donca: dunque, è il modo classico per iniziare un discorso.


E

El: il, articolo. Viene usato in abbondanza anche quando non servirebbe.


En: 1. sono (verbo essere 3a persona plurale); 2. non. Esempio: "1. en belle stè burdelle!, 2. en è vera".


Erbetta: prezzemolo.


F

Facèt: fate (verbo fare).


Falasc: erba di scarpata, liscia, lunga e spesso tagliente se fatta scorrere in mano.


Falcetta: piccola falce, ricurva a una mano.


Falcnaia: grande falce per tagliare il fieno da utilizzare in piedi a due mani.


Fanfaron: chi raccontaballe per vantarsi.


Fantijol: convulsioni, di solito quelle febbrili tipiche dei bambini (etim: infantigliole).


Fermacia: farmacia anche Formacia.


Fiol / Fiola: figlio, figlia; anche per indicare bambini. Esempio: "Sta' tenta ma chi fiol (stai attenta a quei bambini)".


Foch: fuoco.


Fond: ripostiglio posto a piano terra; anche autorimessa.


Forabusch: uccellino spennacchiato, oppure figlio procreato prima del matrimonio.


Forasacch: topolini che usano forare i sacchi del grano per nutrirsene.


Forbecchia: plur. Forbecch, insetto: Forficula auricularia, in realtà si utilizza anche in italiano, ma il plurale, è decisamente dialettale.


Formènt: lievito madre.


Frajòl: stato, condizione, di una persona avvilita, giù, mesta, che si comporta come le galline quando si accovacciano e assumono aria mogia. Esempio: "quel fa el frajòl".


Franch: soldo, riferito al denaro. Esempio: "quel en c'ha 'n franc".


Fruntin: il nostro paese: Frontino.


Fulminant: fiammifero.


Funzion: messa della sera (vespro).


Furcinell: forcine per capelli.


Furmaj: formaggio.


Furmentòn: granturco.


G

Galaverna: neve ghiacciata che si posa su piante, campi e si indurisce immediatamente.


Galnacc: tacchino.


Galosc: scarpe utilizzate per andare a dar da mangiare agli animali.


Garett: talloni.


Gatt Puzz: felino selvatico, animale dei boschi, simile a puzzola.


Ghiottle: sasso di medie dimensioni.


Giacc: freddo.


Gim: andiamo. sinonimo andam.


Gimna: unità di misura corrispondente a due palmi o a due spanne.


Gisme: andavamo. Esempio: "gisme giù per la discesa".


Gita e nita: andata e ritorno veloce.


Gnent: niente, nulla.


Gniavlà: miagolare.


Gniavlon, Gniavlina: un piagnucolone, uno che piagnucola o si lamenta sempre, come un gatto che miagola.


Gnorgnia: lagna, piagnucolio. Esempio: "lascia gì sa cla gnorgnia".


Gontà: traboccare. Esempio: "ciò, sta tent che gonta l'acqua ma la pasta".


Grascia: grasso di maiale, si usava per ungere stivali e scarponi di cuoio.


Gratacascia: grattugia per formaggio.


Greppia: mangiatoia.


Gricc: rughe del viso, delle mano.


Griccìt: rugoso, sgualcito (le pieghe di un vestito).


Grig / Grigia: per indicare qualcosa di gusto aspro. Esempio: "Com'è grigia sta bricocla!".


Grilla: fare attenzione. Esempio: "Sta' a la grilla (stai vigile)".


Guaìn: il secondo taglio del fieno.


Guazza: rugiada.


Gummit: gomito.


I

Imbestialìt: molto arrabbiato, nervoso.


Incudichit: indurito, diventato col tempo come la cotica. Esempio: "com'è incudichit".


Indrìa: indietro, anche dria. Esempio: "l'ho lasciat indria, guarda dria".


Intrisa: miscuglio preparato per le galline.


Invèll: da nessuna parte.


Invurnìt: incantato, tonto, rimbambito.


Iola: base del camino.


L

L'è: è, sempre per la regola che i pronomi abbondano.


Lanternòn: una specie di gabbia appesa al soffitto in luogo fresco e buio dove si conservavano prosciutto e salumi al riparo dalle mosche.


Lappa: allappa. Esempio: "Sto cac lappa".


Legèra: una persona poco affidabile, che non è da prendere sul serio o la cui parola non ha un valore da uomo.


Lèllera: edera.


Locch: allocco, tonto, sin, Bocaperta.


Lombardòn: uomo alto e grosso.


Londòn: modo di camminare incerto, a zig zag, tipico di una persona che ha alzato troppo il gomito. Esempio: "fa le lond".


Luja: scintilla.


Lulòn: persona poco sveglia (citato magistralmente da Fabio de Luigi nel fim 'Asini' con anche Claudio Bisio, girato in diverse ambientazioni Frontinesi).


Luminèll: piccolo infisso, che fa passare la luce, che consente il passaggio dalla soffitta al tetto.


Lùzne: lampo. Esempio: "t'zi come un luzne (sei veloce come un lampo), t'ha fatt com un luzne (hai fatto in un lampo)".


M

: madre. Esempio: "la mì Mà".


Macaroni: maccheroni. Sin. Boconotti.


Machina da batta: trebbiatrice fissa, in uso un tempo.


Majesa: campo arato.


Malta: fango.


Mantil: asciugamano.


Marioletta: coccinella. Da cui la filastrocca: 'vola vola marioletta le tu pecre enn tla crocetta, una bela, una ingoia, l'altra chiama la padrona, una dice non chiamare che mi devo satollare'.


Maruga: acacia.


Mattra: 1 madia, il mobile nel quale si conservava il pane, la farina e a volte altri alimenti, sul quale spesso c'era la spianatoia per fare la sfoglia (sfoja); praticamente una postazione di lavoro hi-tech e multitasking. 2: metaforicamente, il papà che porta a casa da mangiare ai figli e che sponsorizza e sovvenziona loro: moto, auto, carburanti, studi, uscite, ecc. da cui l'espressione: 'se te fnisc la mattra te t'zi a post'.


Metibatt: mietitrebbiatrice, semovente, per mietitura e trebbiatura simultanee sul campo.


Metul: palo al centro del pagliaio.


Mignin: letteralmente piccolino, ma veniva più usato in senso vezzeggiativo rivolto a tutti, non solo ai piccoli. Esempio: "Ah mignin t'ha vist sa ch è sucess!".


Millefoglie: lasagne.


Minchiòn: tonto, sinonimo di minchione in italiano. Esempio: "enn fa el minchion (non fare il tonto)".


Minella: recipiente in cui si raccoglieva il grano durante la trebbiatura, tipo fustino, con capienza precisa, veniva anche utilizzato come unità di misura.


Mlanzan: melanzane.


Mlicà: atteggiamento svogliato nel mangiare, mostrando di non aver fame o che la pietanza non sia gradita. Esempio: "sa t'mlic".


Moll: bagnato. Esempio: "t'zi tut moll".


Mora: livido. Esempio: "ho batut un ginocch me nut la mora (ho battuto il ginocchio mi è venuto il livido)".


Morosa: fidanzata. Esempio: "la mì morosa, la tù morosa".


Mosc / Mosci: carezze, carinerie affettuose. Esempio: "el gatt me fa i mosc, el nonn fa i mosc mal burdell".


Mulat: arrestato, che non riesce più ad andare avanti.


Mulica: mollica del pane; in senso figurato indica una piccola quantità, anche di tempo . Esempio: "fermte n'antra mulica (fermati ancora un po' di tempo)".


Mulich: briciole.


Muraiòn: cinta muraria del paese.


Mus: 1. viso; 2. broncio; 3. rancore. Esempio: "1. lava ben el mus; 2. ha fatt el mus; 3. me ten el mus".


Muscin: moscerini.


Muson: persona poco socievole, ma anche un po' permalosa. Esempio: "t'zi un muson!".


N

Na mucchia: tanta roba.


Nenzol: lenzuola.


Nim / Nisme: veniamo. Esempio: "nim sa voialtre (veniamo insieme a voi), nisme da d'long (venivamo da lontano)".


Nizion: iniezione.


Nottle: pipistrello.


O

Ogn: l'unghia.


Oltre: qua, ma anche là, da quella parte. Esempio: "ven oltra (vieni qua); dov'è chel burdel? l'è oltra là (dov'è quel bambino? E' da quella parte); T'zi git oltra? (sei andato là?); t'zi 'rnut oltra? (sei tornato qua?)".


Oppie: acero campestre.


Orell: orlo.


Ornell: frassino minore.


Ostcia: ostia, usata spesso come esclamazione o come intercalare (ostcia). Esempio: "ostcia ciò".


Ova: uova, singolare Ov, composto dalla Chiara (albume) e dal Torne (tuorlo).


P

Pacenzia: pazienza. Esempio: "Ce vol pacenzia!".


Paidìt: digerito (cavallo di battaglia di Mino); in senso figurato: situazione difficile. Esempio: "questa en la paidisc".


Pajà: pagliaio.


Paja: paglia.


Paluzz: pisolino, dormitina. Esempio: "m'apaluzz, t'apaluzzi, ho fatt un paluzz".


Pampne: foglia larga di pianta che cresce sulle rive del fiume Mutino; anche foglia della vite. Esempio: "pampne mal fium".


Panuccia: fiocco di neve molto grosso, di solito quando fa le pannucc, si tratta di una nevicata seria, verbo: Spanuccia.


Partigà: aratro.


Patacca: è una parola che ha mille significati e merita una citazione particolare: 1. al femminile, come l'ha definita Paolo Cevoli, rappresenta il buco della contentezza; 2. al maschile, riferito a una persona tonta che però si atteggia, uno sciocco che vuole fare lo sburone ma non ha mezze misure, o non ci arriva, o esagera; 3. lo si può usare anche con il sorriso sulle labbra di fronte ad un atteggiamento simpatico; 4. macchia di sporco su un abito; 5. riferito ad un indumento o orologio o monile falso; 6. riferito ad una sbruffonata, una mezza bugia detta per farsi grande; 7. azione sconsiderata, fatta con leggerezza o superficialità, errore; 8. sempre al femminile, per indicare una bella ragazza. Esempio: "2. t'zi propi un patacca; 3. che patacca; 4. t'zi tut spatacat; 5. t'ha vendut na patacca; 6. en di le patacat; 7. ho fatt 'na patacata; 8. che bella burdella (e anche qualcosa di più)".


Pciolga: ramanzina, sermone.


Pessa: dietro, intorno. Esempio: "l'ho nascost a lì pessa".


Piancìt: pavimento.


Piattla: piattola. Esempio: "tzi na piattla (sei una piattola, quando una persona ti stà troppo vicino)".


Piccia: accendi, verbo: piccià. Esempio: "piccia el foc (accendi il fuoco)".


Piciafavla: storiella. di solito si raccontava attorno al fuoco, durante la Vegghia. Esempio: "ven achì cocca che t'arcont na piciafavla; en arcontà le piciafavle (non raccontare storie)".


Pignatta: pentola, ma in senso figurato si dice anche di chi ha le gambe a parentesi, molto arcuate. Esempio: "quel cammina sa le gamb a pignatta, quella c'ha 'na pignatta tra le gamb".


Piscialett: tarassaco, dente di leone.


Pisciarèll: modesta fuoriuscita d'acqua soprattutto nei periodi di siccità. Esempio: "dal rubinett ven fora sol un pisciarell, la cascata è ardotta sol un pisciarell".


Pisciarlìn: come pisciarèll, ma ancora di meno.


Piscolla: pozzanghera.


Pistarina: camminare avanti e indietro con impazienza. Esempio: "lascia gì sa cla pistarina t'me fa nì el nervos".


Pistarola: macchina per pigiare l'uva.


Pistulin: l'organo genitale del bambino. o modo di dire nel chiamare un bambino piccolo. Esempio: "ven a chi pistulin (vieni qui bambino)".


Pitriòla: imbuto, si usa anche per definire un balbuziente ('mo sa t'fa le pitriol?'); Molto probabilmente deriva dal fatto che quando versi un liquido nell'imbuto entra nella bottiglia un po' alla volta, a stenti, non in maniera fluida, ricordando il modo di parlare di una persona affetta da balbuzie.


Plòja: noia, generalmente riferita ad un discorso. Esempio: "è belle n'ora ch bagaja, ha fatt na ploia (è quesi un'ora che parla, ha fatto una ploia)".


Poccia: seno, mammella, plur. le Pocc.


Pocciare: succhiare, ciucciare.


Pocciol: biberon.


Portòn: portone di casa.


Prescia: fretta.


Pret: 1. sacerdote; 2. scaldaletto che si usava fatto di due archi che tenevano sollevate le coperte, e al centro ci stava la pignatta con le braci caldi per scaldare il letto d'inverno. sembrava che a letto ci fosse una persona. e chi scaldava il letto, veniva chiamato il prete. curiosa ironia no?. Esempio: "t'ha mess el pret tel lett?".


Psaccia: borsa, usato anche per indicare la borsa che si forme nei pantaloni sotto il sedere quando sono di una misura più grande. Esempio: "t'ha na psaccia ma chi calzon!".


Pugn: pugno, cazzotto. E' utilizzato anche come unità di misura equivalente ad una manciata.


Pulìsca: piccolissimo fiocco di neve, simile a pula di grano, da cui il verbo: Spulisca.


Pumdor: pomodoro.


Punticc: forti fitte ai fianchi. Esempio: "ciò le punticc t'un fianc (ho delle fitte di dolore al fianco)".


Punticul: impuntamento, caduta con acrobazia. Esempio: "ha fatt un punticul!".


Pursìa: qualunque, qualsiasi.


Purtin: poverino.


Q

Quei: quelli.


R

Radanata: mettere in ordine.


Rafachin: persona che pensa solo al lavoro per fare soldi e accumulare.


Rafanata: mangiare in fretta.


Ragagnin: attaccabrighe, uno un po' prepotente, che si scalda subito, che non molla, tignoso.


Ragojam: budella di animali da cortile.


Raica: radice.


Rapascèt: confusione , chiasso, disordine. Esempio: "Burdei, mo sa ch'è tutt sto rapascet?".


Rapastel: erba di campo commestibile. Esempio: "ma i signor i cavlefior ma i porell i rapastell".


Rasagnòl: mattarello per tirare la sfoglia, attrezzo anticamente utilizzato anche dalle mogli per spiegare ai mariti il disaccordo su alcuni loro comportamenti. Esempio: "sal rasognol l'ha spetatt fin dalla sera".


Raschiamattra: attrezzo ricurvo, utilizzato per ripulire la madia (la matta) dai residui di farina, non come se fosse una spatola, ma ricurvo e da utilizzare in trazione e non in spinta.


Rasp: 1. graffio; 2. malattia tipica dei conigli, forse si tratta di mixomatosi; veniva usata come espressione per indicar qualcosa di fastidioso: "te nissa el rasp!"; quando a una persona saliva la rabbia si diceva: "i pia el rasp!". Oppure quando passava una bella ragazza: "quella me fa ni el rasp!". Esempio: "1. ciò, a t'zi raspat? (ehi tu ti sei graffiato?)".


Raspui: residui dell'uva dopo che è stata pigiata.


Ratatuja: è un un bel po' di di confusione come poteva essere nella camera da sbroglio, ma anche chiasso, butta su, situazione caotica combinata da qualcuno. Esempio: "è rivat quell, ha piantat na ratatuja che en te dig".


Raz: geloni. Esempio: "m'ha pres i raz mai pied".


Refne: cumulo di neve, plurale: Refne.


Roit: brutto. per indicare una cosa brutta. Esempio: "oste che roit (come è brutto)".


Ronc: avaro.


Rosp: avaro, tirchio, ingeneroso.


Rotolon: a rotoloni, anche rompere, guastare, mandare all'aria, affare mancato. Esempio: "è git tutt a rotolon".


Rotta: la rotta è la pulizia di una strada dalla neve. Esempio: "t'ha fat te la rotta tel paes?".


Rug-nit: arruginito, sporco (il trattino serve per non confondere g e n con gn di gnomo).


Rugulòn: rotoloni, capriole. Esempio: "rugulass tel prat o sdrugulass tel prat (rotolarsi nel prato)".


Rumit: persona che tende ad isolarsi e che ha atteggiamento di chi vive solitario e magari con una certa chiusura mentale (etim: eremita).


Rupina: frana.


Rùschia: frusta, sia per animali tipo buoi, sia fatta con piccolo giunco (venco) utilizzata un tempo come attrezzo educativo per i figli.


Rusgà: grattare, rosicchiare, riuscire a mangiare. In senso figurato rodersi dentro. Esempio: "valà che quel en tel rusg (non credo che tu riesca a rosicchiare quello)".


Rusghìn: sensazione di qualcosa che gratta (rusga) la gola, causando tosse.


Rusic: avanzi di cibo. Esempio: "ma no' c'arman i rusic".


Rusùm: prurito. Esempio: "me da rusum la schina (mi prude la schiena)".


S

S-ciufarìt / S-ciufarita: spettinato/a.


S-croscle: scroscio d'acqua; temporale molto forte e improvviso. Esempio: "E' nut giù un s-croscle d'acqua!".


Sàcoccia: tasca.


Sacucìn: taschino della giubba. Portaspilli della sarta.


Sandron / Sandrona: persona alta e poco aggraziata.


Santle: il padrino, colui che ti ha tenuto a battesimo, femm. la Santla.


Sbàngiola o Sbàngla: cosa che oscilla, dondola, anche l'altalena.


Sbirr-Sbirra: ragazzo/a dalla vivacità loquace e impertinente.


Sbudlàt: vestito in disordine. Esempio: "t'zi tutt sbudlat (hai la camicia fuori dai pantaloni)".


Sburon: se dovessimo tradurre la parola significherebbe qualcosa come 'esibizionista, sbruffone'. Ma se invece ci chiedessero di fare l'etimologia, ecco, questo potrebbe diventare imbarazzante: è l'ormai sdoganato 'sborone' romagnolo, beh l'etimolgia. persona che si vanta di essere un grande eiaculatore, e con ciò si vanta di essere un grand'uomo. ma poi grazie a Dio il significato figurato ha prevalso.


Scaff: solo, non accompagnato. Esempio: "chi calzett en tutti compagnati o t'na qualcun scaff?".


Scagnaràt: litigio; sin. ragnat.


Scalmarigia: lonza, coppa.


Scapazòn: energico scappellotto, sinonimo di smanarvers. Esempio: "va via ciò ch'at dag un scapazon".


Scapciàt: spettinato.


Scapciòn: uno con molti capelli voluminosi e in disordine.


Scaplot: scapellotto, schiaffetto.


Scarabattle: cianfrusaglie. Mobili e oggetti di casa di poco conto. Esempio: "porta via le tu' scarabattle".


Scarabettle: bacche della rosa canina.


Scarnigie: rose canine.


Scarpign: erba di campo commestibile ma non prelibata, selvatica e un po' amara. Esempio: "tsi com un scarpign".


Scarpit: strappato.


Scataràcch: sputo.


Scaviàt: si dice di tipo un po' pazzo, come uno che ha perso i caviji cioè i perni che lo tengono fermo. tipo le sedie 'scaviate'.


Scendilètt: tappeto da camera.


Scherminell: piccolo fosso, termine usato anche anche per indicare la riga tra i capelli ad es. quando si dividevano i capelli per fare le codine alle bimbe!.


Schiàsma: poca. Esempio: "tn'ma dat na schiasma (me ne hai data poca)".


Schina: schiena.


Schiop: fucile. caduta rovinosa. Esempio: "ha fatt un schiop".


Schioptata: fucilata. Esempio: "che schioptata (che fucilata)".


Scialat: rauco, affetto da abbassamento di voce, quasi afono.


Sciap: insipido.


Sciaparèll: personaggio burlone e simpatico; è più un personaggio ironico anche se non lo fa di proposito. L'espressione tipica 'mo va la sciaparel' la si pronuncia quasi sempre con il sorriso in bocca, quando si vuol rispondere a qualcuno che ha detto una cosa un po' sciocca ma bonariamente. Sciaparel viene da 'sciapo' = senza sale, insipido, che metaforicamente significa con poco sale in zucca. Al femminile 'sciaparella', si diceva di una ragazza frivola, leggera.


Sciaplon: burlone.


Sciatat: sfiatato, stanco.


Sciavràta: botta. Esempio: "Che sciavrata! (Che botta!)".


Scighill: sugo, ragù.


Sciorment: sarmenti.


Sciurina: vento, aria fredda.


Scorta: scorciatoia.


Scrull: molto o molte. Esempio: "un scrull d'roba (tante cose); ha fatt un scrull d'acqua (ha piovuto tanto)".


Scurcìn: piccola ascia usata per scheggiare i pezzi di legno per la stufa.


Sdrugolòn: ruzzolone, sdraiato per terra.


Secc sfrulit: magrissimo.


Seccia: gambo del grano rimasta dopo la mietitura.


Seda: seduto, contrario: sta per ritt. Esempio: "sta' da seda (stai seduto)".


Segadèt: piaga che viene tra le dita di mani o più spesso piedi, forse di origine batterica o micotica.


Selciàt: selciato, lastricato.


Sèllere: sedano.


Selvattich: selvatico, primitivo.


Sesme: eravamo. Esempio: "sesme tre, quattre".


Sfogh: uno sfogo inteso come un'irritazione cutanea.


Sfrombolòn: maldestro.


Sfrugatà / Sfurgatà: frugare, cercare. Esempio: "smettla da sfrugatà tel nas".


Sgagià: ridere, scherzare.


Sganasciòn: pugno in faccia.


Sgarza: paglia per le sedie.


Sgavignare: districare, riuscire a superare.


Sghiottle: sasso.


Sgolfanat: ingordo, che mangia con molto appetito fino ad ingozzarsi, ad ingolfarsi.


Sgrigna: risarella.


Sguazòn: temporale intenso ma di breve durata.


Sguillà: verbo scivolare. Esempio: "sguilla com n'anguilla".


Sìnnic: sindaco, anche Sinniche.


Slonza: sonnolenza.


Smanarvèrs: energico scappellotto, sin. Scapazon. Esempio: "va via ciò ch'at dag un scapazon".


Smanàta: disordinata.


Smarìn: rosmarino.


Smarra: pannocchia di granturco.


Smelàvre: alloro.


Smentà: seminare. Esempio: "ho da gì a smentà".


Sochè: sorpresa, si usava dire quando ad esempio si voleva dare qualcosa ad un bambino; oppure quando ad un bambino si voleva confidare un segreto. Esempio: "ven a chi che ciò n'sochè (vieni qui che ho una sorpresa)".


Sogna: sporcizia. Grasso di maiale.


Spaghet: paura improvvisa. Esempio: "ho pres un spaghet".


Spagnara: erba medica.


Spal: striscia di boscaglia di solito bassa, spesso delimita il confine tra due campi o tra campo e il bosco, insomma una boscaglia messa in senso longitudinale, di solito tel mezz del spal c'è i ginepre, i rogh, il pungitopo, qualca cerquatella.


Spanna: unità di misura corrispondente a un palmo.


Sparagn: risparmio.


Sparagnin: parsimonioso.


Spasme: forti dolori.


Spavrit: spaventato, impaurito.


Spiciarèl: lavoretto, anche soldi spiccioli. Esempio: "so andat a fa 'n spiciarel".


Spinbruscle: pungitopo.


Spindolon: penzoloni. Esempio: "a spindolon m'al mur".


Spirrit: alcol; usato per disinfettare.


Spliciat: spellato, in senso figurato anche togliersi da una situazione difficile: 'L'ha spliciata!'.


Spoltràcc: brutta caduta o capriola, rotolamento.


Sporta: busta di plastica.


Spruz: spruzzo.


Squizz: schizzo, schizzi.


Squizza: ragazzina vivace e sveglia.


Stecca: 1. pezzo di legno proveniente da spaccatura di legna, di solito qundo con la scure si spacca un grande ciocco, si fanno le stekk per la stufa o per il camino; 2. bestemmia. Esempio: "2. s'è dat na martlata tun det. ha tirat giù na stecca.".


Sterpatò: erpice.


Sterpign: cresciuto alla buona, verace.


Stlonchia: pezzo di legna da ardere per camino o stufa.


Stolz: soprassalto, reazione dovuta ad una situazione improvvisa di pura.


Stommich: stomaco anche stommiche.


Stracch: stanco.


Stralòcch: strabico.


Stramazòn: chi fa le cose senza cura, malamente.


Strangaion: sforzi di stomaco.


Strascinata: qualcosa che viene trascinato, strisciando sul terreno; in senso figurato: donnaccia .


Stremulon: brividi.


Strolgh o Strolga: zingaro/zingara (etim. astrologo) .


Stroscia: fango.


Struzà: scherzare. Esempio: "el gatt ha voia da struzà".


Struzzin: cravatta. Esempio: "ogg è festa ch' t'ha mess el struzzin?".


Stuff: a sazietà, più che sufficienza, in abbondanza. Esempio: "o magnat a stuf; c'n'è a stuff".


Succ' ne: susino, susine.


Susta: sporcizia addosso. Esempio: "t'zi tutt insustit".


Sveltessa: eseguire un lavoro in poco tempo. Esempio: "ho fatt 'na sveltessa".


T

T'zi: sei. Esempio: "t'zi mat; t'zi 'n patacca".


Tàbachin / Tabarin: piccolo di statura .


Tacàm: incominciamo (sin. Cmenzàm).


Tajatel / Tajulin: tagliatelle / tagliolini.


Tanf: puzza. Esempio: "fa n'tanf chel can! (fa una puzza quel cane)".


Tap: tappo, ma anche caccola. Esempio: "t'cia un tapp tel nas (hai una caccola al naso)".


Tèlaragn: ragnatela.


Tign: bizze, capricci.


Tigna: cocciutaggine.


Tignòs: cocciuto, attaccabrighe.


Tisg: tisico, si usa per indicare persona fisicamente molto deperita, con torace stretto, un po' gobbo di colorito poco salutare.


Tizz: i tizzoni di legna infuocati del camino o della stufa. Esempio: "t'zi ner com un tiz (sei nero come un tizzone di carbone)".


: prendere, è utilizzato in tutta la Romagna, in Emilia 'tor' ma anche in molte zone del Veneto. Esempio: "val a tò (vallo a prendere), va a tò chel burdell (vai a prendere il bambino)".


Tortell: ravioli.


Tutle: anima interna della pannocchia non commestibile. Esempio: "dentra la smarra c'è el tutle".


Tvaja: tovaglia.


U

Uccla: dileggio, presa in giro. Sinonimo: coiona. (Mino docet).


Uffa: scrocco, si riferisce generalmente al mangiare senza corrispondere niente in cambio; oppure indica una grande quantità. Esempio: "1. E' git a magnà a uffa 2. C'n'aveva a uffa!".


Urcin: norcino, professionista che andava per le case ad uccidere poi lavorare le carni del maiale. Esempio: "l'urcin è nut a concià el baghin".


Urinal: vaso da notte; in senso figurato si dice di persona un po' grezza.


Uzzica: stuzzicare. Esempio: "smettla da dai l'Uzzica (piantala di stuzzicarlo)".


V

Vacabolarie: dizionario.


Vanghin: attrezzo da scavo per il tartufaio.


Vegghia: veglia, stare in compagnia attorno al fuoco di solito, la sera. Esempio: "oh dai donn nit a al vegghia (su signore state un po' qui con noi); vegghiavne 'l mort (stavano vegliando e pregando mestamente intorno ad un caro estinto)".


Vench: giunco, vimini.


Vernì: lato umido, a nord, in ombra, dove cresce il muschio (cont.: caldés).


Vigle: vicolo.


Vlan: albero, pianta di nocciole; le avellane sono il frutto: la vlana, plur: le vlan.


Vogna: ungere.


Volturech o voltorecch: è un "partigà" particolare, un aratro che si può rigirare: si rigirano le due ali tipo orecchie. L'attrezzo tutt'ora reperibile anche in italiano si chiama 'voltaorecchio'. In senso figurato si usa per definire una persona che non si capisce da quale parte stia, cioè una persona poco affidabile.


Vrecchia: orecchio.


Vrecchiòn: persona dai padiglioni auricolari un po' evidenti; in senso figurato si usa per definire un testardo o che fa finta di non capire.


Vriticchià: arrotolare, attorcigliare, usato anche per giustificare un errore; esempio nell'esprimere un concetto. Esempio: "me so vritichiat".


Z

Zagaion: chi parla troppo e in maniera confusa.


Zavaj: aggeggio, cosa generica non ben definita.


Zavardòn: una persona sporca che non si lava; al femminile zavardona, donna che si presta facilmente agli uomini (pronuncia Tzavardon).


Zinal: grembiule, specie di vestaglietta senza maniche che le donne portavano in casa sopra gli altri abiti per preservarli dall'usura.


Zuzle / zuzzulin: zuccherino, gioiellino di casa. Lo si diceva ai bambini. Un po' diverso da cocco che significava più prediletto / preferito.